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Eremo della Sambuca

di Roberto Branchetti | Presidente Gruppo Archeologico Paleontologico Livornese


L'Eremo della Sambuca è situato su un pianoro a quota 190 m s.l.m., dove una ramificazione del Torrente Ugione forma una piccola e fresca valle con acque perenni, che certamente favorirono l’insediamento umano. Le sue origini, benché ignote, vengono ricondotte al flusso dei pellegrinaggi religiosi che nei secoli centrali del medioevo interessarono questa parte dei Monti Livornesi. La sua fondazione è attribuita ai monaci dell’ordine di Sant’Agostino, che vi eressero quella che si pensa fosse una stazione di romiti itineranti (“eremiti neri”). La loro presenza nel luogo è attestata fin dal 1237 quando viene citato per la prima volta il “Romitorio di Santa Maria di Parrana”. Probabilmente si trattava di un edificio di dimensioni modeste visto che nel 1267 era abitato da soli cinque frati più il priore. Con lo stesso titolo di Santa Maria di Parrana, rammentata fra il 1295 e il 1304 (senza il monastero), vi era anche una chiesa suffraganea della Pieve di San Lorenzo in Piazza. Nel 1347, associato al nome dell’edificio religioso, compare per la prima volta il nome Sambuca (la chiesa è chiamata Santa Maria della Sambuca). Nel 1375 i Gesuati ampliarono il romitorio trasformandolo in un convento capace di ospitare fino a 15 – 20 religiosi; forse al Quattrocento inoltrato corrispose un successivo ampliamento del complesso monastico con l’aggiunta di due corpi di fabbrica e del chiostro. La funzione conventuale dell’edificio venne mantenuta fino al 1668 quando l’ordine dei Gesuati fu soppresso. La Sambuca divenne così il centro aziendale di una tenuta agricola di proprietà vescovile ed in seguito, con la vendita a privati (1781), si trasformò in una residenza padronale.


Indagine di campagna

L'edificio è a pianta quadrangolare, con il lato Ovest che si apre in un chiostro in direzione dell’Ugione. La chiesa è incorporata nel romitorio e con il suo fianco sinistro costituisce parte del prospetto principale.


Al suo interno si conservano tracce di antichi affreschi, dei quali si sono salvati solo un’Annunciazione e due Santi del sec. XIV (oggi conservati ai Bottini dell’Olio, in Livorno).



Ulteriori elementi architettonici medievali sono riscontrabili:

  • nelle finestrelle del romitorio, che sono state rese cieche;

  • nei pilastri delle volte a crociera della chiesa realizzati in laterizio senza costoloni;

  • nei caratteri della muratura liberata dall’intonaco, che mostra bozzette di calcare appena scalpellate, disposte secondo approssimati filaretti.

Dall’esame delle strutture murarie non emergono testimonianze riconducibili al nucleo originario dell’edificio (secolo XI-XII), mentre risultano evidenti due epoche successive di costruzione. Alla prima, riferibile all'insediamento dei Gesuati (1375), appartiene gran parte della chiesa ed i locali monastici attigui; alla seconda (fine sec. XV) gli altri due corpi di fabbrica e il chiostro. A questo periodo sono attribuiti anche gli ampliamenti della chiesa, con l'aggiunta del coro semicircolare e di un'altra campata.


Secondo la nuova sistemazione, le celle dei frati furono ubicate in un piano ricavato dalla sopraelevazione della chiesa. In seguito a questi lavori la struttura assunse un aspetto vicino all’attuale.

Nell’alveo dell’Ugione, a monte dell’edificio, sono state rilevate le tracce di un piccolo acquedotto che aveva la funzione di condurre l’acqua del torrente fino al convento: il tratto a monte, più antico (poi abbandonato a favore del nuovo) è realizzato accoppiando fra loro dei coppi arrovesciati.

Sull'arginatura a monte della strada che costeggia in destra l'Ugione, fra il guado del Mulino di Sotto e la Sambuca, si rinvengono, vicino ad un'antica fonte rurale, le tracce di uno scarto di lavorazione del ferro (cumulo di scorie).


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